giovedì 25 gennaio 2018

Recensione: "La settimana bianca" di Emmanuel Carrère

Buon pomeriggio, lettori! 
Oggi vi propongo la recensione di un libro che ho scelto di analizzare per la mia adorata tesi di laurea! Tranquilli, niente paura. Non vi torturerò con uno studio approfondito (anche perché, altrimenti, cosa scrivo sulla tesi?). E non si tratta di uno di quei noiosissimi libri analizzati solo in ambito universitario (anche perché, se così non fosse, non l'avrei mai scelto, onestamente). Anzi. La tensione psicologica di questo breve romanzo porta il lettore a divorarne le pagine, in cerca di quel "qualcosa" che possa completare il cerchio.
Curiosi? Io l'ho letto in francese (vedi copertina a lato), ma vi lascio i riferimenti della versione italiana, edita da Adelphi. Se vi va, entrate insieme a me nel mondo del mio autore preferito (non ne ho molti, ma questo mese voglio "coccolarmi") e venite a scoprire tutto su La settimana bianca di Emmanuel Carrère!

TITOLO: La settimana bianca
AUTORE: Emmanuel Carrère
EDITORE: Adelphi
ANNO: 1994 (prima pubblicazione); 2014 (edizione Adelphi)
PAGINE: 139
PREZZO: 16,00€ (cartaceo), 8,99€ (eBook)

TRAMA: Il piccolo Nicolas ha tutta l'aria di un bambino normale. Anche se allo chalet in cui trascorrerà la settimana bianca ci arriva in macchina, portato dal padre, e non in pullman insieme ai compagni. E anche se, rispetto a loro, appare più chiuso, più fragile, più bisognoso di protezione. Ben presto, poi, scopriamo che le sue notti sono abitate da incubi, che di nascosto dai genitori legge un libro, dal quale è morbosamente attratto, intitolato Storie spaventose, e che, con una sorta di torbido compiacimento, insegue altre storie, partorite dalla sua fosca immaginazione: storie di assassini, di rapimenti, di orfanità. E sentiamo, con vaga ma crescente angoscia, che su di lui incombe un'oscura minaccia - quella che i suoi incubi possano, da un momento all'altro, assumere una forma reale, travolgendo ogni possibile difesa, condannandolo a vivere per sempre nell'inferno di quei mostri infantili.


Mi sono innamorata (in senso letterario s'intende) di Emmanuel Carrère prima ancora di aver mai letto un suo libro. Possibilissimo, credetemi. Sono da sempre appassionata di storie perturbanti, di thriller psicologici e noir. E i primi libri di Carrère, quelli che hanno preceduto la svolta autobiografica, racchiudevano un concentrato di tutti questi aspetti. Ecco perché ne sono rimasta folgorata solo ascoltando la trama di un altro suo libro, Baffi (purtroppo non più disponibile in commercio, ma altrettanto bello), durante una breve parentesi in una lezione di Letteratura Francese. Sono andata, così, a cercare tutta la sua bibliografia ed eccomi qua ad approfondire alcuni dei suoi libri e a diffondere, come posso, la genialità di questo autore, a mio avviso un po' sottovalutato in Italia.

Il protagonista di questa storia è Nicolas, un bambino di quasi nove anni con un insormontabile senso di insicurezza nel quale si rispecchiano i suoi pensieri, sempre foschi e perturbanti, frutto di una morbosa protezione dei genitori. La settimana bianca alla quale partecipa, nonostante l'iniziale rifiuto della madre, non sarà, tuttavia, motivo di crescita per il bambino. Rappresenta, piuttosto, una "prova terribile". Questo, infatti, non è un romanzo di formazione.
Sin dal suo tardivo arrivo allo chalet, in macchina col padre preoccupato per la sua sicurezza, mostra segni di un complesso di inferiorità rispetto ai compagni, che manifesta chiudendosi in se stesso ed emarginandosi per prevenire il rischio di essere preso in giro. Nicolas vive nella sua cruenta e vivida immaginazione, che sviluppa a partire dagli inquietanti racconti del padre e dalle storie lette di nascosto. E proprio a partire dall'immaginazione, Carrère, attraverso gli occhi del bambino, intreccia sapientemente realtà e fantasia fino ad assottigliarne il confine in un'atmosfera cupa e angosciosa che sembra presagire e attendere una catastrofe annunciata sin dalle prime pagine.

La scrittura di Carrère, come sempre asciutta, scarna e priva di orpelli inutili, tiene bene il ritmo, aiutata anche dalla brevità dei capitoli.

La maggior parte dei personaggi è negativa. Entrare in empatia con il bambino è facile e, nonostante le sue stranezze, i lettori partecipano delle sue sensazioni.
Nicolas non si fida neanche della madre, passiva e succube dei misteri del marito. Persino la maestra, spesso irritata dal comportamento del bambino che vede quasi come un "problema", non svolge il suo ruolo di educatore. Nicolas trova conforto solo in Patrick, l'unica figura veramente paterna del racconto: non a caso il bambino si sente al sicuro solo tra le sue braccia e confortato dalle sue parole.
Nonostante ciò, Nicolas continua a sognare, immaginare, ad avere paura. Teme di "essere trascinato verso un orrore indicibile" e i suoi pensieri nefasti, che sembrano figli di un'educazione inadeguata, lentamente si avvicinano sempre più alla realtà. Realtà che il lettore intuirà presto, ma che non sarà espressamente rivelata, perché nascosta dietro quell'ultima porta che si affaccia su una vita in cui, per Nicolas, "non ci sarebbe stato perdono".


4 commenti:

  1. Ciao!! Non conosco questo romanzo, ma mi sembri entusiasta! Sicuramente la trama è interessante :-)

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    1. Ciao Silvia! Lo sono, infatti! Carrère è, a mio parere, sottovalutato in Italia. E questo romanzo breve è stupendo!

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  2. Risposte
    1. Grazie a te, Luisa! Se ti piace il genere, sono sicura che non ti pentirai di averlo letto! ;)

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